giovedì 28 febbraio 2008

l'idea che ...

Come forse ho gia' detto in qualche post passato, penso che sia importante avere sotto controllo qualsiasi processo creativo che intraprendiamo. E' importante perche' siamo artefici delle nostre opere dall'inizio alla fine del nostro percorso artistico e qualsiasi difficolta' o ostacolo saranno i nostri migliori maestri d'arte. L'esperienza del forno a cielo aperto e' stata utile, interessante, pure emozionante se vogliamo ma dovevo andare oltre (oppure chiedere un mutuo per un forno nuovo ...). Cosi' ho cominciato a fare qualche ricerca su Internet per costruirmi un piccolo forno a legna, questa volta pero' usando dei mattoni refrattari, in modo da ottenere dei pezzi cotti ad una giusta temperatura e senza quell'effetto "bucchero" non voluto.
Ho preso quindi Google e ho cominciato a fare qualche ricerca, prima in italiano e poi in inglese. Ho inserito parole chiave come costruire forno ceramica o frasi simili ma i risultati sono stati abbastanza deludenti e poveri di informazioni. Tutt'altra cosa se la ricerca viene effettuata in lingua inglese: ci sono decine di riferimenti a siti web di appassionati e/o professionisti della ceramica. Non me lo sarei mai aspettato. Riguardo i forni a legna in particolar modo, un ottimo riferimento e' sidestoke: le immagini che documentano i vari forni anagama o noborigama costruiti da questo gruppo di appassionati australiani offrono diversi spunti di realizzazione; sempre meglio che niente ...
Allora, partiamo dall'inizio. Dovevo realizzare qualcosa di piccolo ma funzionale, che potessere contenere un modesto numero di pezzi e che li cuocesse a giusta temperatura. Leggendo qua e la per la rete ho scoperto i forni Anagama giapponesi: questo tipo di forno ha la particolarita' di essere costruito su un terreno ripido in modo tale che il fuoco possa agevolmente e naturalmente salire verso il camino cuocendo i pezzi al suo interno. Ho pensato quindi di sfruttare questa idea per realizzare un anagama in scala ridotta utilizzando dei mattoni refrattari di medie dimensioni (20x30, 20x40). Qui trovate le ultime immagini. Nonostante l'aspetto un po' improvvisato nulla e' stato messo a caso.

mercoledì 27 febbraio 2008

Secondo esperimento


un assaggio di quello che scrivero' ...

martedì 12 febbraio 2008

Cotture 3 ...



Cotture 2 ...

Alcune immagini della cottura a cielo aperto ...




lunedì 11 febbraio 2008

Cotture ...

Ieri ho trascorso praticamente tutto il pomeriggio nel provare la cottura di alcuni pezzi con un forno a legna a cielo aperto. Provare a cuocere l'argilla come facevano i nostri antenati duemila anni fa e' una sensazione che pochi si possono permettere: ci vuole un pezzo di terreno dove costruire il forno, racimolare della legna e quindi essere nei paraggi di un bosco, avere la pazienza di perdere un pomeriggio e forse piu' nel curare il fuoco e i pezzi durante la cottura. Ma ne vale la pena. Se ne avete la possibilita' vi consiglio di provarci, si imparano molte cose.

Se qualcuno volesse ripetere questa esperienza faccio alcune raccomandazioni:

  • realizzate il forno lontano da cespugli, alberi e qualsiasi cosa che possa essere raggiunto dalle scintille del fuoco
  • circondate il forno con dei sassi o dei mattoni refrattari per circoscriverlo e quindi controllarlo meglio
  • non lasciate MAI il fuoco incustodito
  • armatevi di pazienza, possono occorrere molte ore anche per una piccola cottura
  • siate responsabili (lo so, non siete degli imbecilli, ma ci vuole poco a scatenare un incendio o a farsi male; poi non ditemi che non vi avevo avvertito ...)
Bene, dopo le avvertenze di rito vediamo cosa accadde.

Anzitutto sono partito con l'idea di scavare una buca non molto profonda, circa una decina di centimetri, in modo da contenere il fuoco piu' facilmente e gestirlo meglio. Una cornice di sassi dona un po' di sicurezza in piu'. Porre il fuoco un po' sotto il livello del terreno permette anche di avere una temperatura piu' alta, purtroppo non ho ancora nessun strumento per misurare efficacemente la temperatura raggiunta, in ogni caso dubito che si superi i 700 gradi centigradi con questo sistema.
Con alcune ramaglie secche e qualche ramo piu' grosso inizio ad accendere il fuoco per creare una brace iniziale. A questo punto viene la fase piu' delicata: l'avvicinamento dei pezzi al focolare. Si tratta di un'operazione che va portata avanti con molta pazienza e cautela: i pezzi devono temperarsi lentamente pena la rottura. Dopo circa un'ora apro un varco fra i tizzoni e ricopro il tutto con legna e frasche per la cottura vera propria. Con una pala ricopro di terra pure i lati del braciere in modo da isolare termicamente l'interno del focolare e alzare un altro po' la temperatura. Dopo circa 10 ore apro delicatamente con una pala le braci quasi spente e tiro fuori i pezzi: il piccolo portasapone e' nero come la pece ma sembra ben cotto ed emette un suono secco e musicale quando lo si batte. I due anelli si sono spezzati dpo un po' mentre la piccola ciotola non sono riuscito ancora a trovarla ...

mercoledì 6 febbraio 2008

Maestri

La prima lezione di tornio e' stata un disastro. La seconda emozionante. La terza una soddisfazione. Ma ho solo iniziato a muovere le mani quindi sono ben lontano dall'imparare ad usare questo strumento come si deve, anche perche' ci vorrebbe un tornio a casa ed esercitarsi e questo richiedera' del tempo ancora. Intanto su Internet faccio qualche ricerca qui e la' alla ricerca di riferimenti sulla ceramica in generale; c'e' un bel po' di roba da scoprire come quando ti accorgi del negozino sulla strada che percorri ogni giorno per andare a lavoro ma non ci avevi mai fatto caso. Ad esempio una domanda che mi sono posto subito e': chi rappresenta a livello storico e mondiale quest'arte? Bella domanda. Se prendiamo in considerazione la musica ci vengono in mente decine di nomi: i Beatles, Beethoven, Mozart, Jimmy Hendrix o se penso alla pittura Van Gogh, Picasso, Monet. E nella ceramica? eh ... do fondo ai miei ricordi scolastici, ravano nelle mie lezioni di disegno durante le scuole medie, niente. Pare che la ceramica abbia un posto molto ma molto marginale nell'istruzione italiana (a meno che si frequenti un istituto d'arte ma qui voglio prendere in esame la cultura comune a tutti). Facendo un po' di ricerche scopro due nomi abbastanza rappresentativi: Bernard Leach e Shoji Hamada. Di quest'ultimo ho trovato pure un vecchio video del secolo scorso su YouTube; sembra pazzesco come questo tipo riuscisse a modellare la creta con un tornio a mano (o a bastone ...) creando opere del genere ...



lunedì 4 febbraio 2008

biscotti (2)

Il maltempo ci ha messo lo zampino e ho dovuto rinviare la cottura a cielo aperto che avevo progettato di fare. La ceramica puo' essere intrapresa in diversi modi, penso a seconda del gusto personale, delle ambizioni e le aspettative di ognuno. Essendo all'inizio di questo viaggio l'unica meta alla quale aspiro è la semplice scoperta di un'arte, nella sensazione di avvertire i cambiamenti che le mie mani riescono a percepire lavorando la creta e quella soddisfazione che mi riempe il cuore di gioia. E di pazienza. Mi rendo conto, ad ogni lezione, ad ogni esperimento e pezzo che realizzo che la ceramica pretende pazienza, tanta, quella che molto spesso non ho. E allora impari a far asciugare lentamente i pezzi modellati ad esempio. Ma la curiosita' è tanta cosi come la voglia di sperimentare le tecniche primordiali di cottura; che cosa provavano 2000 anni fa i ceramisti a cuocere con solo la legna? Come ho detto sopra, dovro' aspettare ancora una settimana, in compenso domenica scorsa mi sono arrangiato con la piccola stufa economica di casa. Tre anelli, un bracciale, quattro pezzi in tutto da cuocere nelle braci della stufa. Per primi gli anelli, sembrava di essere un fabbro elfo tolkeniano, ci mancava solo che apparissero i caratteri in quenya sull'anello ed ero a posto ... appena usciti il colore verdastro dell'argilla si era tramutato in un bel rossiccio con qualche nero qua' e la'. Purtroppo il bracciale non ha avuto la stessa fortuna: troppa fretta, la frenesia di un'impazienza, spingo troppo dentro il pezzo senza lasciargli il tempo di temperarsi e esplode in mille pezzi ... "mestiere che entra" dicevano gli antichi ...

venerdì 1 febbraio 2008

Primi biscotti





Mentre sto approntando gli ultimi preparativi per la cottura a cielo aperto (sempre che non piova all'ultimo momento ...) ho fatto cuocere nel forno del mio maestro i primi due pezzi. Si tratta di un paio di vassoi realizzati con la tecnica del colombino: uno a intreccio, come se fosse un cestello di vimini, l'altro creato con accostamenti curvi di lucignoli. Purtroppo il secondo si è rotto in fase di cottura ma sono contento lo stesso, per quanto sia la mia prima "infornata", il mio primo fuoco ...